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Matteo Maria Boiardo - Vita e formazione culturale




Sotto il regno di Leonello vide la luce il massimo esponente ferrarese del Quattrocento: Boiardo. Nato nel castello di Scandiano nel 1441 da Lucia Strozzi, sorella del poeta umanista Tito Vespasiano e da Giovanni primogenito di Feltrino. Nel 1423 I Boiardo diventano signori del castello di Scandiano (nell’Appennino emiliano).

La storia di Boiardo procede fino alla metà del XIV secolo parallela a quella degli Estensi. Dal servizio del duca di Milano passarono a quello degli Estensi collaborando alla loro affermazione nel corso del conflitto per la signoria del Reggiano; ottennero da Niccolò II, signore di Ferrara il territorio di Rubiera Feltrino, (nonno di Matteo Maria Boiardo) fiancheggiando l’ascesa degli Estensi.

Sul piano politico durante la signoria di Leonello e sotto Niccolò III in cambio di Rubiera, il feudo di Scandiano si ampliò durante la signoria di Borso (1450-1471), successore di Lionello, includendo i territori che erano stati un tempo dei Fogliani.

Nel 1460 in seguito alla morte del nonno Feltrino, Matteo Maria Boiardo, non ancora ventenne rimase a capo di tutto il feudo. Egli lo governò indiviso fino al 1474, anno in cui, insorsero le controversie familiari che sfociarono in una congiura ai danni di Boiardo attraverso un tentato avvelenamento: si giunse perciò alla divisione del feudo tra Matteo Maria Boiardo ed il cugino.
Matteo Maria Boiardo conservò il possesso della parte occidentale e del castello di Scandiano. Boiardo trascorse l’infanzia a Ferrara fino alla morte del padre, poi si trasferì a Scandiano. A Ferrara assorbì il fervore umanistico di origine guariniana, grazie alla presenza di Guarino, diverrà uno dei maggiori centri umanistici del tempo.

Nell’età di Leonello e Guarino Ferrara diviene luogo di attrazione e punto di riferimento per dotti italiani e stranieri tra cui: Lorenzo Valla, Leon Battisti Alberti e Poggio Bracciolini.
Nonostante le modifiche introdotte dai duchi successivi più favorevoli all’affermazione della lingua e della letteratura volgare, i tratti che la cultura ferrarese assume in questo decennio faranno parte della sua fisionomia stabile caratterizzata da:
  • elementi classicheggianti;
  • elementi umanistici;
  • elementi volgari;
  • elementi cavallereschi. Di tale sincretismo Boiardo è un rappresentante.
Nel castello di Scandiano Boiardo trovò una biblioteca fornita di codici latini soprattutto di argomento storico. Di questa biblioteca non abbiamo notizie dirette: né nella parte classica, né romanza.

Dati i rapporti che intercorrevano tra i Boiardo e gli Estensi si pensa che essi attinsero liberamente alla biblioteca dei loro signori fornita:

- di tutti i più importanti classici latini;

- e di testi volgari dei maggiori trecenteschi toscani sia di genere lirico che cavalleresco.

Boiardo riceve una compiuta istituzione umanistica. Le prime opere letterarie di Boiardo furono latine e dimostravano quanto l’educazione umanistica sia stata perfettamente assimilata dal poeta.

La produzione in lingua latina comprende:
  1. i carmina de laudibus estensium,
  2. i pastoralia e
  3. epigrammata. Politicamente questa produzione è interessante perché è tutta sotto l’insegna dell’esaltazione di Ercole d’Este.
Boiardo si mostra partecipe e coinvolto dalla vita di corte e dalla politica Estense, soprattutto nel ventennio che intercorre tra l’assunzione del governo del proprio feudo, e la carica di capitano di Modena che gli conferirà Ercole nel 1480.

Boiardo si segnala tra i primi gentiluomini della corte. Feste, tornei, si impongono come spettacoli attraverso i quali la corte rinascimentale diffonde la propria immagine di potere e stabilità. Egli frequentava la corte di Reggio di cui era governatore e dove sembra aver conosciuto A. Caprara, dedicataria della raccolta di liriche composte in varie epoche a partire dal ’76.

Nel 1471 Boiardo fa parte del seguito di Borso, ed egli si reca a Roma per ricevere da Paolo I, l’investitura ed il titolo di duca di Ferrara.

Questo avvenimento è registrato nel canzoniere (son. 69-170-171). Le vicende amorose in esso narrate fanno riferimento agli anni tra il ’69 ed il ’71 (son.176).

Il sonetto 176 successivo al viaggio a Roma dichiara ormai trascorsi due anni dall’inizio della storia amorosa.

Nel 1473 Boiardo fa parte del corteo guidato da Sigismondo d’Este che si reca a Napoli (con tappe a Roma, Urbino, Firenze e Bologna) per scortare a Ferrara, Eleonora d’Aragona che va in sposa ad Ercole d’Este. Viaggi come questi rivestono una certa importanza per ricostruire i rapporti culturali avuti da Boiardo con le corti italiane.

Dei viaggi successivi ci sono noti, quello a Venezia nel 1485 con il duca Ercole in seguito alla pace tra la Serenissima e gli Estensi, e quello del 1495 a Pavia, ospite con Ercole di Ludovico il Moro.

Nel 1491 in occasione delle nozze di Alfonso primogenito del duca Ercole con Anna Sforza troviamo Boiardo presente di festeggiamenti che si svolsero a Ferrara.

In questa occasione sembra che abbia scritto il Timone, commedia in cinque atti, tratta da un dialogo di Luciano. La produzione teatrale di Boiardo va messa in relazione con l’emergere di Ferrara, come uno dei più importanti centri teatrali in cui si recuperavano i testi del teatro classico.

Nel Timone
Boiardo sin dal prologo evidenzia il ricorso ad un autore greco, ma interviene sul testo in modo originario dandogli accentuazioni diverse.

Fa accenni critici alla società contemporanea in tema di potere e ricchezza. Se in Luciano, Timone conservava gelosamente le ricchezze recuperate, il Timone boiardesco abbandona le ricchezze per rifugiarsi come Virgilio in seno alla natura in compagnia della povertà. Un’altra opera di Boiardo sono i Tarocchi segno anche quest’opera, della partecipazione agli svaghi di corte. Più volte ristampati nel ‘500, si tratta di cinque capitoli in terzine e due sonetti. Nel ’79 al periodo di permanenza presso la corte di Ferrara inizia l’Orlando Innamorato.
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