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Amorum libri tres: composizione, temi, e argomento del Canzoniere




L’opera che testimonia il gusto letterario boiardesco dalla giovinezza alla maturità è il Canzoniere, ovidianamente intitolato Amorum libri tres.

Tra il 1469-1471 si colloca l’amore per la reggiana Antonietta Capraradal quale nacquero gli Amorum Amorum libri la cui composizione fu terminata entro il 1476.
La suddivisione in 3 libri permette di scaglionare la materia del romanzo.
Negli Amorum si hanno 180 liriche ed ogni libro consta di 50 sonetti e 10 poesie di vario metro, per lo più canzoni in cui si realizza un’invettiva e un’abilità metrica, uniche nel tempo per novità e raffinatezza.

Difficile è stabilire l’epoca di composizione di ogni rima e non si potrebbero datare tutte con sicurezza; ma si possono riportare agli anni giovanili di Boiardo quelle liriche in cui gli artifici metrici sono particolarmente complicati ed in cui prevale l’influenza classica di Virgilio ed Ovidio; nelle altre prevale il gusto petrarchesco.

Il poeta distingue nel sonetto proemiale due momenti:

- lirico, legato al tempo della sua giovinezza;

- narrativo, quello della più tarda sistemazione a romanzo;

Racchiuse tra due sonetti (quello proemiale, che introduce il tema autobiografico della distanza dalla giovinezza, e quello finale di constrizione), le liriche degli Amorum sono ordinate secondo il disegno del romanzo amoroso.

Il Canzoniere non è dedicato a nessuno degli Estensi, forse per il carattere privato dell’opera. Gli acrostici formati dalle lettere iniziali dei versi dei sonetti 14; 27; 34 e gli acrostici costituiti dai primi 14 componimenti ci rivelano il nome della donna amata Antonietta Caprara, musa ed ispiratrice ed esplicita ammissione dell’autore.

A questi sonetti se ne aggiungono altri che hanno come sfondo la città di Reggio, dove quest’amore ha avuto la sua storia. Come interlocutrici vengono scelte due gentildonne ferraresi della famiglia Strozzi: Ginevra e Marietta forse parenti del poeta.

Al secondo momento compositivo appartengono: le rima agli Strozzi, i sonetti di apertura e conclusione dei tre libri e le rime di gusto petrarchesco.

All’interno degli Amorum il poeta inizia la narrazione del suo amore per Antonietta che si svolge in varie tappe:

il primo libro
è la spontanea tesi di Boiardo:

il secondo
nasce come antitesi; è doloroso e vuole affermarsi ai danni del primo, ed è una scusa non pentita. Il secondo libro esiste perciò solo i funzione polemica.

Boiardo cerca infine, una sintesi nella terza parte con una sorta di ritorno sul programma primitivo, riconoscendo il carattere compositivo d’amore, gioia-dolore e dolce-amore.
Incerto tra la pietà della donna e la crudeltà Boiardo fa un richiamo a Dio.

Il primo libro
si apre con l’esaltazione della bellezza della donna, in cui tutte le meraviglie della natura sono chiamate a farle corona o sono da lei vinte al paragone, a cui fa da parallelo un’esaltazione di Amore di gusto lucreziano e la gioia di un amore felice.

Tutto il linguaggio è all’insegna della gioia, e si è tentati di dire che questa parte è la più originale;

Boiardo concentra tutte le sue facoltà intellettuali, sul mistero della sua beltà divina. La bellezza di Antonietta è paragonata alle meraviglie della natura. Il poeta allude ad una situazione di smarrimento del pensiero di fronte alla bellezza della donna, quasi assimilabile ad un oggetto metafisico, di cui non si riesce ad ottenere comprensione, impenetrabile alla vista e all’intelletto degli umani.

Nel celebrare la donna Boiardo unisce pregi quasi opposti:
  • bellezza maestosa e leggiadra
  • aspetto regale e mite.
Questa donna è la più perfetta tra i fenomeni naturali, che vanno dalla luna, all’aurora al sole.
Sede di Amore è il volto in particolare gli occhi della donna; la bellezza che ha invaso il cuore del poeta fa perdere ogni capacità di controllo razionale, svelando così la sua passione e la natura come demiurgo realizza sulla terra le idee concepite dalla mente divina.

Nel secondo libro la donna amorosa diventa crudele ed il poeta commenta dicendo che questa donna suscitò un grande dispiacere a chi l’amava dolcemente.

L’innamorato deluso tenta a volte la via:

dell’invettiva chiamandola ingrata e non riconoscente del suo amore;

della supplica “odi superba ed altera le mie pene prima che la morte mi sopraggiunga”;

della dolorosa confessione, in cui l’unico confronto gli viene, sfogando il suo dolore al cospetto della natura, ed il poeta afferma “voi monti alpestri sentite il mio dolore”;
e dei particolari realistici che acuiscono il dolore del poeta “hai donato ad altri quello sguardo”.

Il poeta odia se stesso, il suo cantare, ma canta rime forzate per passare il tempo e aiutare col canto il suo sospirare.

Qualunque allegria gli risulta pungente e nell’angoscia inchioda il cuore.
Fa un manifesto contro l’Amore in cui afferma che ogni dolore è meno male di Amore.Dai vertici della gioia, egli precipita nell’abisso del dolore a causa dell’amore che gli ha oscurato la mente. Il poeta aiuta il suo sospirare con il canto e decide di rendere manifesta la sua pena a causa della quale si è pietrificato il suo cuore.

Nel terzo libro il dolore del poeta si fa più pacato ed ha in sé una qualche dolcezza. La pena è così dolce che il penare gli piace. Il ricordo del passato Amore felice gli è da conforto. Cerca di condurre una vita virtuosa piegandosi alle preghiere e la mente gli appare inerte e priva di reazione. Afflitto si allontana dalla ragione che lo provoca col ricordo ed afferma che un dolore eccessivo non può durare a lungo. Il poeta tenta la via della riconciliazione con le preghiere e negli ultimi tre sonetti si avverte una forte religiosità petrarchesca. Con gli Amorum libri si è in presenza di un canzoniere in cui l’allegoria cavalleresca è volta a significato morale.

 

Stile e linguaggio del Canzoniere

 
Negli Amorum libri l’unica protagonista è la donna amata. Il testo è un vero capolavoro della lirica e della cultura variegata e sperimentale quattrocentesca.
Boiardo possedeva una visione laica ed epicurea della vita. Alcune composizioni all’interno degli Amorum non possiedono titolo.

I titoli sono dediche, rimandano alla poesia latina e mettono in rilievo le difficoltà metriche delle composizioni.

Gli Amorum raccolgono l’esperienza latina caratterizzata dalla raffinatezza e si muovono verso il versante della poesia cavalleresca. Dal punto di vista metrico-strutturale all’interno del Canzoniere vi è una disposizione psicologica, laica, gioiosa ed energica; a tutto ciò si aggiunge un’innovazione e un’integrazione tra la cultura cavalleresca e la poesia latina.
Nell’ultimo sonetto del Canzoniere Boiardo richiama Petrarca; ciò è del tutto strano, essendo Boiardo un laico che ha una morale di tipo edonistico. All’interno del Canzoniere i sensi vengono prediletti. Il pensiero di Boiardo si blocca nella contemplazione della bellezza.

I primi 14 sonetti lodano la bellezza di Amore ed il poeta afferma che è difficile far corrispondere un sentimento così forte alle parole. La bellezza di Amore si fonda con i fenomeni naturali ed Amore è rapportata a Proserpina, una dea che ha il potere di sconfiggere l’inverno. Paragonata alle cose naturali (rose, cigli) produce determinati effetti ed entra in scena Venere come dea in cui l’aria e la terra producono dolore e felicità.

L’avorio e l’oro sono i colori che descrivono il corpo di Amore. Il poeta vorrebbe cantare la gioia, ma non lo fa per paura che un’altra donna lodando Amore possa essere incuriosita dalla sua bellezza. Egli afferma inoltre che se fosse privato di Amore perderebbe l’anima e la vita ed a differenza di lei non si sentirebbe beato neanche in cielo.

 

Platonismo e petrarchismo all’interno degli Amorum

 
All’interno degli Amorum vi sono echi di platonismo. Il segnale più vistoso compare nel primo libro, in cui vi è il richiamo all’immagine platonica dell’occhio dell’anima che serve a dare conferma dell’adeguatezza tra reale ed ideale per evocare la lode di Amore.

All’interno del Canzoniere vi è una continua alternanza tra l’adeguatezza e l’inadeguatezza della parola, del pensiero e dell’ingegno umano. Risulta perciò evidente la dichiarazione dell’impotenza nell’adeguare la parola all’immagine.

Amore è incarnazione e portatrice dell’immagine di bellezza ed il poeta preferisce suscitare un’immagine di bellezza per sensazioni piuttosto che descriverla. Amore appare come duplicazione dell’idea di bellezza secondo una chiave di lettura neo-platonica:
la bellezza terrena essendo ombra ed orma di quella soprannaturale rappresenta un invito a tornare a ciò di cui essa è segno, ovvero: la bellezza celeste.

Amore produce nel corso delle sue manifestazioni una serie di effetti che rientrano nel quadro platonico:

- fa sorgere limiti insormontabili di comprensione;

- rapisce l’anima fuori di sé;

- impedisce alle facoltà umana e razionale, il normale funzionamento bloccandola nella contemplazione.

La teoria dell’amore
,

il fondamento naturalistico
e

il neoplatonismo ficiniano
fanno da sfondo del Canzoniere.
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