Storia d'Italia
Come testimoniano le giovanile Storie fiorentine dal 1478 al 1509 Guicciardini s’interessò sempre alla storia sui problemi diplomatici, istituzionali e politici del presente, dopo la catastrofe del 1527, cercò di ricostruire gli eventi del passato senza ricercare in essi le risposte ai gravi problemi posti dalla situazione contemporanea.
Al suo capolavoro la Storia d’Italia, Guicciardini si dedicò dopo aver abbandonato la vita politica, quest’opera fu pubblicata postuma. All’inizio del ‘600 fu inserita nell’Indice dei libri proibiti. La storia dell’Italia si svolge come una tragedia: quella dell’accecamento dei principi che hanno creduto di trarre vantaggi dalla presenza degli stranieri, e in realtà hanno causato la tragedia di un’intera civiltà.
Su questa situazione l’autore proietta il proprio turbamento. Egli crea una storiografia, tutta costruita sulle aspirazioni, le allusioni, gli errori, le ambizioni, i desideri, le violenze che si manifestano nei rapporti tra gli uomini. La prosa di Guicciardini presenta un tessuto linguistico quasi opaco e privo di colori, nel tentativo di aderire alla complessità degli eventi.
Guicciardini compie le proprie scelte politiche in base ad un criterio durante “economico”. La sua attività di governo lo pose di fronte ad una nuova realtà nazionale attraversata da rovinosi mutamenti, che lo portò a constatare la fine degli equilibri quattrocenteschi e a rassegnarsi alla salvaguardia del proprio particolare.
Nel suo pessimismo politico, Guicciardini avverte l’insufficienza di ogni teoria; egli insiste sull’impossibilità di fissare regole e norme generali. La Storia d’Italia delinea un quadro critico di un’intera società.
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