Se l’ordine delle azioni è fondamentale per la costruzione di un testo narrativo, altrettanto rilevante è la durata del racconto, ovvero lo spazio narrativo, che viene assegnato a ciascun momento della vicenda narrata. In un testo occorre distinguere il tempo reale nel quale si sono svolti i fatti, che si può definire tempo della storia e lo spazio dedicato nella narrazione all’esposizione di quei fatti, che si può definire tempo del racconto. Per esempio, tre anni della vita di un personaggio possono essere riassunti in tre fasi, mentre si possono dedicare più pagine a raccontare gli avvenimenti di una sola giornata. Il tempo della storia riguarda la fabula, il tempo del racconto, l’intreccio. Il variare del tempo del racconto conferisce il ritmo alla narrazione che solitamente non procede in modo costante, ma presenta accelerazioni e rallentamenti attraverso i quali l’autore dà rilievo a certe situazioni a preferenza di altre. Le possibili relazioni tre tempo della storia e tempo del racconto possono essere schematizzate cosi:
Pausa: è questo il caso delle descrizioni, quando sul piano dell’azione non succede nulla;
Narrazione rallentata: nelle opere in cui l’autore indaga i moti interiori del personaggio può accadere che una sensazione, uno stato d’animo vengano colte in tutte le sfumature con un’analisi ampia e minuziosa;
Scena: è questo il caso delle parti dialogate in cui si suppone che il tempo di lettura corrisponda al tempo reale in cui si è svolto il dialogo;
Sommario: il sommario è la narrazione riassuntiva di avvenimenti svoltisi in un arco di tempo piuttosto lungo ai quali viene dedicato uno spazio narrativo molto breve;
Ellissi: è la soppressione sul piano del racconto di un evento che si è effettivamente svolto sul piano della storia;