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Ugo Foscolo (1778-1827)



Ugo Foscolo nacque nel 1778 a Zante, isola del Mar Ionio. Dopo la morte del padre, nel 1792 si trasferì a Venezia con la madre. Allievo di Cesarotti apprese da lui il rispetto della tradizione linguistica. Si accese di entusiasmo quando i moti rivoluzionari francesi portarono in tutta Europa una ventata di alta idealità; nel 1797 scrisse l’ode dal titolo A Bonaparte liberatore, e militò nell’esercito della Repubblica Cisalpina. Le sue idee libertarie e la speranza di smuovere il popolo italiano dall’apatia gli ispirano una tragedia di intonazione alfieriana dal titolo Trieste. Successivamente si arruolò come volontario nell’esercito della Repubblica Cispadana. Amareggiato dal trattato di Campofornio col quale Napoleone cedette Venezia all’Austria, Foscolo riprese la via dell’esilio, si rifugiò a Milano a quel tempo capitale della Cisalpina. Qui conobbe Parini, Vincenzo Monti e pubblicò sul “Monitore italiano” vari articoli nei quali assunse una critica posizione nei riguardi della politica adottata da Napoleone. Nel 1799 gli eserciti della coalizione austro-russa scesero in Italia per abbattere i governi insediati da Napoleone e Foscolo si schierò di nuovo a fianco dei Francesi riportando anche una ferita a Cento; altra ferita riporterà durante l’assedio di Genova. In questo periodo ripubblicò l’ode a Bonaparte e compose A Luigia Pallavicini caduta da cavallo. Dopo il ritorno dall’Egitto di Napoleone il poeta ritornò a Milano ricoprendo vari uffici pubblici e dedicandosi agli studi letterari; pubblicò due edizioni del romanzo epistolare dal titolo Le ultime lettere di Jacopo Ortis ed un’ode dedicata alla contessa Antonietta Fagnani Arese intitolata all’amica risanata. Nel 1803 pubblicò 12 Sonetti e la traduzione del greco Callimaco dal titolo la Chioma di Beatrice.

Dal 1804 al 1806 seguì l’esercito napoleonico in Francia con il grado di capitano della Divisione italiana, partecipando all’invasione dell’Inghilterra. Rientrato in Italia nel 1806, scrisse i Sepolcri opera alla quale resterà legata la sua fama. Nel 1809 abbandonò la vita militare e accettò la cattedra all’Università di Pavia; ma quando alcuni avversari lo accusarono di allusioni satiriche a Napoleone nella tragedia Aiace rappresentata a Milano, il Foscolo cadde in disgrazia dei Francesi e fu costretto ad abbandonare Milano. Trasferitosi a Firenze conobbe Quirina Mocenni Magiotti che fu tra le tante donne amate, colei che seppe serbare un tranquillo rapporto fatto di devozione e stima. Scrisse la tragedia dal titolo Ricciarda e si dedicò alla composizione del poemetto dal titolo Le Grazie, che non riuscì a terminare. Fino al 1813 rimase in Toscana, anno della fine del mito di Napoleone con la disastrosa campagna di Russia e la disfatta di Lipsia. Gli austriaci che governarono a Milano offrirono a Foscolo la direzione di un periodico letterario: dopo aver esitato, decise di rinunciare per mantenere intatta la propria dignità.

Parte per un altro volontario esilio inizialmente in Svizzera e poi in Inghilterra. Morì a Turnham Green presso Londra nel 1827. Le sue ceneri furono trasportate in Italia nel 1871 e tumulate a Firenze, in Santa Croce vicino alle tombe dei grandi italiani che egli celebrò nei versi solenni dei Sepolcri.

Educato classicamente, fu un ardente romantico; erede del patriottismo alfieriano fu precursore delle negazioni di Leopardi, meditativo e sentimentale, pessimista e ottimista, scontento degli altri e di sé stesso; riuscì a ritrovare nella poesia il senso unitario di tutta la sua esistenza.
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