È morto. Come immobile,
esalato l’ultimo respiro,
giacque il suo corpo
dimentico di tutto,
privo di un’anima così grande,
così la Terra è tubata,
stupita a quella notiziaammutolisce,
ripensando all’ultima ora
di quell’uomo che racchiudeva in sé la sorte di un’epoca;
e non sa quando un’orma di piede umano,
verrà a calpestare la sua polvere insanguinata.
Il mio ingegno vide lui sul trono,
nel suo massimo fulgore, e tacque;
quando, con alterni avvenimenti
egli cadde, risorse e fu sconfitto,
non ha mescolato la sua voce al frastuono di mille altre;
non macchiato dalla colpa di una lode servile
né di vile oltraggio,
si leva ora commosso
all’improvvisa scomparsa di una luce così intensa
e intona alla sua tomba un canto
che forse rimarrà immortale.
Dall’Italia all’Egitto,
dalla Spagna alla Germania,
l’azione fulminante
di quell’uomo sicuro di sé
seguiva il pensiero;
travolse la Calabria la Russia,
il Mediterraneo e l’Atlantico.
Fu vera la sua gloria? Lasciamo ai posteri
il difficile giudizio; noi
chiniamo la fronte a Dio
che volle imprimere in Napoleone
un segno più grande della sua potenza.
La gioia tempestosa e preoccupata
di un sogno ambizioso,
l’ansia di un cuore che sopporta con sofferenza
di servire pensando al regno, al potere;
e lo raggiunge e ottiene una ricompensa
che era follia sperare;
tutto egli provò: la gloria
che è più grande dopo il pericolo,
la fuga e la vittoria,
lo sfarzo della reggia e la tristezza dell’esilio;
fu sconfitto due volte,
rimase sull’altare della gloria.due volte
Bastò che pronunciasse il suo nome e due secoli,
in contrasto tra loro,
gli si sottomisero,
come aspettando di conoscere il loro destino;
egli impose il silenzio
e si sedette in mezzo a loro come arbitrio.
E tuttavia anche lui disparve e concluse i suoi
giorni nell’ozio, in una piccola isola,
oggetto d’invidia grande
e di pietà profonda.
Di odio inesauribile
e di amore tenace.
Come l’onda si avvolge e pesa sul capo del naufrago,
questa stessa onda sulla quale egli poco prima spingeva
dall’alto per scorgere il suo sguardo
vanamente una terra lontana,
così scese in quell’anima il peso dei ricordi!
Quante volte si accinse a narrare la sua storia ai posteri,
ma la mano gli cadde inerte sulle eterne pagine!
Quante volte, al silenzio tramonto di un giorno trascorso nell’ozio,
chinati gli occhi folgoranti,
con le braccia piegate sul petto,
restò immobile
e lo assalì il ricordo dei giorni passati!
E ripensò alle tende mobili,
alle trincee colpite dall’artiglieria,
alle armi lampeggianti delle fanterie,
alle cariche della cavalleria,
agli ordini secchi,
perentori e alle loro rapide esecuzioni.
Forse a tanto dolore l’animo angosciato
fu preso dalla disperazione;
ma una potente mano venne dal cielo
e lo trasportò pietosa in un’aria più respirabile;
e, attraverso i sentieri fioriti
della speranza, l’avviò nelle
Regioni eterne, verso la ricompensa
che supera ogni desiderio,
là dove la gloria Terrena
si perde nel silenzio e nell’oscurità.
O fede, bella e immortale,
benefica e abituata ai trionfi!
Registra anche questa vittoria e rallegrati
perché mai uomo più grande di Napoleone
piegò il capo di fronte alla croce.
Tu disperdi ogni parola
malvagia dalle stanche ceneri.
Dio che abbatte ma che solleva,
che provoca affanni ma che consola,
gli fu vicino accanto al letto deserto.
L’ode al cinque maggio è un componimento poetico costruito da una serie di strofe uguali. Argomenti civili e morali ispirano il poeta a comporla. Manzoni scrisse quest’ode in poco più di tre giorni. Il 5 maggio1821, moriva Napoleone Bonaparte nell’isola di sant’Elena ed il poeta esprime i sentimenti suscitati da quell’evento dolente ed amaro