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Spiegazione ed analisi testuale del sonetto La ginestra di Leopardi




Come in autunno una piccola mela, cade da un albero perché troppo matura, schiacciata, distrugge e ricopre in un attimo le abitazioni di una popolazione di formiche, scavate con gran lavoro nella terra morbida, tutti i frutti del loro impegno e le ricchezze che quegli insetti con pazienza avevano radunato con grande sforzo durante l’estate; così una nera nube di ceneri, pomici e sassi, gettata dalle profondità tuonanti della terra verso il cielo, piombò dall’alto, insieme a ruscelli bollenti, mentre una grande piena di pietre e metalli liquefatti e sabbia infuocata, scendendo furiosa fra l’erba giù dal fianco del monte, in pochi istanti scompigliò, demolì e ricoperse le città che sorgevano sulla riva del mare.

Perciò in quei luoghi pascolano le capre adesso, mentre sorgono nuove città dall’altra parte a cui quelle sepolte fanno da sgabello, e l’alta montagna quasi calpestata ai suoi piedi le mura abbattute.

La natura non dimostra di aver più cura e considerazione per la stirpe umana di quanta non ne abbia per le formiche; e se tra gli uomini le stragi sono più rare che tra le formiche ciò avviene solamente perchè gli uomini sono meno numerosi. Sono passati ben 1800 anni da quando sparirono quelle popolose città sepolte dalla violenza della lava, e ancora oggi il contadino, intento alla cura dei vigneti che crescono con fatica in quella terra. Bruciata ed incenerita, alza gli occhi impauriti verso la vetta fatale del Vesuvio, che non è divenuto certo più mite, anzi è ancora il tremendo e ancora minaccia strage a lui, ai figli e alle loro povere sostanze.

E spesso quel poveretto, sdraiato all’aperto per l’intera notte senza riuscire a prender sonno, balza un piede più volte, ed esplora dal tetto della propria casetta di campagna il corso della lava bollente che si riversa dall’instancabile focolaio lungo i fianchi sabbiosi del Vesuvio, sotto cui brilla la marina di Capri, il porto di Napoli e Mergellina.

E se la vede avvicinarsi, o se sente bollire l’acqua nella profondità del pozzo, sveglia in fretta i figli e la moglie e, fuggendo con quel poco che possono portarsi appresso, vede da lontano la propria casa e il suo campicello, unica risorsa contro la fame, in preda al flutto rovente che giunge crepitando e vi si distende inesorabile per sempre.


 

Contenuto e temi principali della Ginestra


 
In questo sonetto è evidente il tema della natura nemica dell’uomo. Leopardi con questo sonetto descrive la catastrofe che causò l’eruzione del Vesuvio nel 79 d. C. e che seppellì città intere come Stabia, Pompei ed Ercolano. Un’enorme nassa di cenere e lapilli fu scagliata in cielo, e da un lato il cielo si oscurò mentre dall’altro il fiume di lava scendeva lungo il monte.
La minaccia del Vesuvio nonostante gli anni è sempre presente ma l’uomo non si piega di fronte ad essa, ma lotta con i suoi simili per restituire e dare ordine e per l’affermazione del proprio diritto di vivere. Dal punto di vista realistico emerge la figura del contadino che sulle falde del Vesuvio possiede un orticello. Nel momento in cui la lava raggiunge la sua proprietà distruggendo tutto egli fugge con moglie e figli esprimendo le sue angosce.
Il titolo la ginestra trae origine dall’arbusto che cresce lungo il Vesuvio con i suoi fiori gialli e simboleggia l’umanità eroica che non si arrende di fronte alle difficoltà.
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