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Giacomo Leopardi (1798-1837)



Giacomo Leopardi nacque nel 1798 a Recanati, cittadina che faceva parte dello Stato Pontificio. L’ambiente familiare gravò sulla sua vita spirituale, il padre il conte Monaldo, uomo di grande cultura con errate speculazioni aveva dilapidato il patrimonio avuto, la madre Adelaide Antici impose metodi educativi autoritari e gretti instaurando un clima opprimente e freddo. Vivace da ragazzo, Leopardi apprese i rudimenti della cultura classica da due precettori di Recanati ma continuò gli studi da solo: nell’immensa biblioteca paterna in soli sette anni conseguì una tale conoscenza delle lingue classiche da ingannare gli eruditi dell’epoca con un suo Inno a Nettuno e due odi attribuite al greco Anacreonte. A vent’anni giunse ad una visione dolorosa della vita e dei rapporti fra uomo e natura, visione inizialmente disperata poi sempre più desolata, ed infine inquadrata in un sistema di pessimismo filosofico di cui possiamo seguire l’evoluzione nei Canti, nell’Epistolario, nelle Operette morali e nello Zibaldone.

Con il passare degli anni Leopardi maturò un’avversione per l’atmosfera opprimente di Recanati, l’ansia di uscirne ad ogni costo determinò in lui l’idea di tentare la fuga. Quando i genitori glielo consentirono si recò a Roma, ma qui deluso dalla società e dall’ambiente accrebbe la sua malinconia.

La fama iniziale di Leopardi fu dovuta alle canzoni patriottiche che reano piaciuto particolarmente ai circoli carbonari dell’epoca. Nel 1828 soggiornò a Firenze, dove ebbe rapporti con gli scrittori Capponi, Colletta, e Niccolini. Nel 1831 conobbe il suo amore ma non corrisposto di Fanny Targioni Tozzetti che rinnovava una sua dolorosa esperienza amorosa, quella giovanile nei confronti della cugina Geltrude Cassi Lazzari. Da questa delusione nacquero i canti dal titolo: Il pensiero dominante, Amore e morte, Consalvo, A sè stesso ed Aspasia.

Gli ultimi anni della vita di Leopardi furono quelli dell’estremo abbattimento, ai malanni di sempre, si aggiunse una malattia grave agli occhi che gli rese faticoso lo studio. Legatosi da una profonda amicizia ad Antonio Ranieri conosciuto a Firenze lo convinse a recarsi con lui a Napoli. Leopardi morì a Napoli nel 1837 a soli 39 anni. La biografia di Leopardi è tutta risolta nella vita interiore e nella complessa vicenda culturale che lo tennero isolato rispetto alle persone e ai fatti del tempo compresi quelli del Risorgimento. Lo stesso poeta nel momento in cui scrisse un romanzo autobiografico lo intitolò Storia di un’anima. Come Foscolo egli fu romantico nel suo pessimismo affondando le radici nel meccanicismo del ‘700, romantico nella concezione dell’arte lirica rimase classico nella scelta formale, poiché la parola poetica doveva acquistare un’intensità ed una musicalità, un potere evocativo nuovo e moderno capace di rendere una ricca e complessa spiritualità.
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