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Giovanni Verga: pensiero, opere e stile




Nato nel 1840 e morto nel 1922 Verga fu il maggior esponente del “verismo” italiano, sviluppatosi nella seconda dell’Ottocento grazie all’influenza del romanzo “naturalista” francese e di Zola.

Secondo Verga l’opera d’arte dev’essere specchio fedele della realtà, senza intrusioni dell’autore, che indaga i fenomeni umani con la stessa impassibilità con cui lo scienziato osserva quelli riguardanti la natura.

Nelle sue opere Verga descrive con rigorosa oggettività l’ambiente ed i personaggi legati al mondo rurale del Sud Italia. Rappresenta la continua lotta per la sopravvivenza ma anche la loro rassegnazione poiché essi accettano un destino che sembra non dare alcuna speranza positiva.
Fondamentale è il titolo che egli concepì per il ciclo I Malavoglia a cui appartiene insieme a Mastro don Gesualdo: I Vinti.

Importanti tra le sue raccolte furono: le raccolte dal titolo Novelle rusticane e Vita nei campi.
Nella lingua usata da Verga colpisce l’utilizzo di motti e proverbi popolari e l’impiego di immagini comuni. Il linguaggio di Verga rispecchia la vita quotidiana di coloro che vivono emarginati egli adotta il modo di parlare e di pensare dei suoi personaggi.
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