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Dante Alighieri: le rime legate alla lirica amorosa e le epistole



Dante sintetizza le tendenze della letteratura del XIII secolo. La sua formazione culturale e la sua prima esperienza di dolce stilnovo si svolgono nell’ultimo scorcio del XIII sec. Ma la maggior parte delle sue opere vengono scritte nell’ultimo ventennio del XIV sec.


La poesia di Dante rivela una realtà disintegrata e violenta. Per questo Dante oppone un’esigenza di giustizia e verità.

Nato nel 1265 fu battezzato col nome di Durante. La sua prima educazione si basò sulla grammatica ma poi manifestò curiosità per la letteratura classica e romanza. Essenziale per lui fu il modello rappresentato da Brunetto Latini. Va ricordato anche il suo rapporto con Cavalcanti col quale s’impegna nella poesia amorosa dello stilnovo.

Una figura ideale e simbolica va identificata con una donna realmente esistita Bice: l’amata rappresenta per il poeta un valore supremo nel quale rispecchiare le proprie scelte.

L’amore per Beatrice è raccontato nella Vita Nuova.

Dante assunse le prime cariche pubbliche quando la situazione economica della sua famiglia stava peggiorando. In quegli anni nella classe dirigente Guelfa si produsse una spaccatura:

- i Bianchi facevano capo alla famiglia dei Cerchi favorevoli ad una gestione autonoma della vita politica.

- ed i Neri che facevano capo ai Donati; Questa fazione era legata al papa da interessi mercantili.

Dante si schierò a favore dei Bianchi per difendere l’autonomia di Firenze. In questo clima egli scrisse varie epistole ai principi italiani. Dante rivela una passione che non trova riscontro nei suoi contemporanei. Egli non segue un solo modello stilistico ma adotta modi e tecniche di scrittura diverse. La più nota produzione di Dante inizia con una serie di rime legate alla lirica amorosa. Non è facile distinguere le rime dedicate a Beatrice da quelle indirizzate ad altre donne.

Successive alle rime dell’amore doloroso sono quelle dedicate a Beatrice, tra le quali acquista valore la canzone donne ch’avete intelletto d’amore: è qui che si affermano i caratteri più originali dello stilnovo dantesco che insiste sul legame tra amore e gentilezza e vede nella donna una fonte di grazia e umiltà.

La bellezza di Beatrice si riflette nel mondo circostante, essa è l’annuncio di un riscatto.

Le rime dedicate a Beatrice, salvo qualche eccezione furono poi raccolte nella Vita Nuova, in quest’opera si ha una prosa che narra vicende e descrive situazioni. L’intento di Dante è di narrare una vicenda autobiografica quella del suo amore Per Beatrice che sia anche un’avventura intellettuale. Dante cerca nella scrittura una consolazione e per la perdita di Beatrice.

Il titolo Vita Nuova allude ad un rinnovamento della vita. La narrazione inizia dal primo incontro tra Dante e Beatrice quando il poeta aveva 9 anni. Il successivo incontro con Beatrice avverrà 9 anni dopo. Nel timore che si giunga ad identificare la donna amata in Beatrice, Dante contro le regole dell’amor cortese, corteggia prima una e poi un’altra donna, per farsene scherno nascondendo il suo amore per Beatrice.

Ma Beatrice, offesa nega a Dante il proprio saluto. A questo punto il poeta decide di manifestare apertamente i suoi desideri. Tra annunci e premonizioni giunge la morte di Beatrice che Dante non narra direttamente, egli insiste solo sul proprio smarrimento a causa della perdita dell’amata. Passato un anno dalla morte di lei, Dante prova simpatia per una donna che gli dà conforto. Il poeta è preso dal conflitto tra:

- il ricordo dell’amata e

- i sentimenti ispirategli dalla donna gentile, finché una forte immaginazione fa apparire

Beatrice con lo stesso aspetto di quando Dante la vide per la prima volta. L’opera si conclude con una mirabile visione che Dante evita di descrivere. Egli afferma di non scrivere più di Beatrice finché non sarà in grado di parlarne degnamente. La Vita Nuova rimane in sospeso e troverà coronamento nella Commedia.

Per iniziativa personale o per conto di alcuni signori che lo ospitarono Dante scrisse varie epistole in latino di cui solo 13 sono giunte sino a noi. Da ricordare sono le tre lettere al tempo della discesa di Arrigo VII.

L’epistola V
è indirizzata ai principi e ai popoli d’Italia, e invita a trascurare gli interessi particolari, e a riconoscere l’autorità suprema dell’Impero.

L’epistola VI
è rivolta a quei fiorentini che resistono alla legge rappresentata dall’imperatore, presi dai loro interessi; e lascia presagire la punizione divina.

L’epistola VII
chiama in causa Arrigo VII e lo esorta a non perdere tempo in azioni militari di scarso rilievo.
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