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Le origini del podestà


Crisi del sistema consolare e comparsa dei podestà



Tra il XII ed il XIII sec., entrò  in crisi il sistema basato sul consolato, che aveva funzionato all'inizio dell'esperienza comunale. In molti casi, nelle prime forme di autogoverno cittadino, i consoli erano esponenti della vecchia aristocrazia feudale. Solo verso la fine del XIII secolo cominciarono ad essere scelti all' interno del ceto borghese (mercanti, banchieri) quando questo iniziò a rivendicare un peso corrispondente al ruolo crescente che ricopriva nell'economia della città. I ceti sociali, all'interno del comune erano: la nobiltà di antica origine, costituita da proprietari di terre vicine alle città (=contado), il popolo grasso formato da mercanti, artigiani e banchieri, il popolo minuto formato da piccoli artigiani, e bottegai.


La sopravvivenza del consolato fu scossa: dall'ampliamento della milizia, dall'immigrazione dal contado di piccoli proprietari fondiari e rurali, dai contrasti interni al ceto consolare, dai contrasti su chi doveva governare le città, ed imporre le tasse. La pace che la giustizia fondata sul processo, intendeva garantire divenne sempre meno raggiungibile. Negli ultimi decenni del XII secolo alla guida dei comuni, i consoli furono sostituiti dai podestà, chiamati da fuori, perché ritenuti estranei agli interessi dei gruppi locali ( per mediare i conflitti interni alla milizia).

Essi formavano con il comune un vero e proprio contratto, impegnandosi a svolgere i compiti un tempo affidati ai consoli. Il podestà aveva il compito di:

1- amministrare la giustizia mediante giudici e notai (per la registrazione di atti pubblici) che egli stesso portava con sé;

2- imporre tasse;

3- condurre l'esercito in guerra;

4- assicurava il mantenimento della pace interna e controllava gli alleati meno potenti.

Al termine dell'incarico il podestà, era sottoposto ad un processo amministrativo, che stabiliva, se avesse esercitato bene le sue funzioni: solo in caso affermativo, gli veniva versato il salario. I primi podestà furono milanesi e cremonesi.

Nel periodo podestarile, la documentazione prodotta dai comuni dovuta ad aumenti di patti, con altre città e poteri, fu ordinata in volumi e fascicoli. Atti simili venivano raccolti in fascicoli e registri, che comprendevano per esempio: libri di contratti, che descrivevano, ciò che il comune faceva con i beni comunali per ricavare entrate; memoriali dei debiti, che davano conto dei debiti che il comune poteva riscuotere dai privati, con cui aveva stretto dei contratti; i libri iurium che contenevano documenti per la tutela dei diritti vantati dal comune.

Gli statuti cittadini rappresentavano, una raccolta delle norme comunali, divisi poi in libri tematici, ognuno dei quali, conteneva norme relative ad un certo aspetto. Negli statuti vi erano le norme, che stabilivano, secondo quali procedure dovessero riunirsi i consigli comunali ed in quale forme dovessero essere registrate le delibere emanati. Altri regolavano i doveri degli ufficiali. Altri regolavano le procedure giudiziarie. Nei libri degli Statuti si trovano norme su chi era autorizzato a promuovere i processi, su come questi dovevano svolgersi, e sulle sanzioni pecuniarie per vari crimini.
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