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I Commentarii De bello civili

Contenuto e stile del De bello civili opera di Gaio Giulio Cesare che narra gli eventi avvenuti tra il 49 e il 48 a.C. riguardanti le campagne contro Pompeo.

Nel De bello civili Cesare narra gli eventi degli anni 49 e 48 a.C. riguardanti le campagne contro Pompeo e contro i Pompeiani. L’opera fu quasi certamente composta nel 45 a.C., dopo la battaglia di Munda. La narrazione cesariana è suddivisa in tre libri, riguardanti ciascuno un anno di guerra. Anche per questo lavoro lo scrittore dovette procedere come per il De bello gallico: ampliò e sviluppò, cioè, gli appunti propri e degli altri ufficiali.


Cesare inizia la sua esposizione precisando le circostanze che provocarono la guerra civile e riferendo la seduta del senato del 7 gennaio del 49 a.C. , durante la quale Cesare stesso viene dichiarato nemico dello stato. Giunto a Rimini, Cesare varca il Rubicone e si impadronisce di alcune città. Intanto i consoli e Pompeo abbandonano Roma. Cesare, proseguendo la sua rapida marcia attraverso l’Italia, giunge a Brindisi, da dove l’esercito di Pompeo è già partito alla volta di Durazzo. Cesare, dopo, parte per la Spagna e ad Ilerda ha la meglio sui legati di Pompeo.


Intanto Cesare viene nominato console e da Brindisi parte alla volta di Durazzo, dove cinge d’assedio l’esercito pompeiano, Ma Pompeo fugge e, solo dopo una serie di vicende favorevoli ora a Cesare ora a Pompeo, i due si scontrano a Farsalo in Tessaglia, il 9 agosto del 48 a.C. Pompeo ripara in Egitto da Tolomeo XIV, il quale lo fa uccidere. Cesare, arrivato in Egitto, apprende la morte di Pompeo e ad Alessandria affianca nel trono, Cleopatra. La narrazione si interrompe all’inizio del Bellum Alexandrium, e cioè della guerra fra Cesare e l’esercito egizio.


Anche se i due commentarii sono sostanzialmente frutto della stessa tecnica compositiva e narrativa, non mancano differenze evidenti. Nel De bello civili lo storico cerca di mantenere l’atteggiamento obiettivo e distaccato che aveva assunto, ma con maggiore spontaneità, nella narrazione delle campagne in Gallia.


Cesare persegue lo scopo di allontanare da sé l’accusa di essere il diretto responsabile della guerra civile, e in questa sua intenzione talvolta altera la cronologia dei fatti, tralascia circostanze non sempre secondarie, mentre cerca di apparire quasi disinteressato. Questo però non nuoce alla vivacità della narrazione, in cui si avverte, rispetto all’opera precedente, una più profonda umanità. Uno spazio più ampio occupa il tono ironico, che scaturisce dalla posizione polemica dell’autore.


Nel De bello civili l’intelligenza e la perizia dell’uomo sono ancora al centro dell’azione, la salda intesa fra il comandante e i suoi soldati è sempre alla base di ogni buon esito, tuttavia Cesare insiste più spesso sull’importanza della Fortuna, quella potenza che sfugge agli uomini, ma che ne governa le sorti, sorreggendo o vanificando i loro sforzi.

Anche dal punto stilistico i Commentarii de bello civili appaiono più civili, grazie ad un più frequente impiego del discorso diretto e a una minore lapidarietà del periodo, che pure rimane sempre asciutto ed essenziale, sorvegliatissimo nell’uso di una lingua, per così dire, ufficiale e giuridica, in ogni caso lontana da indulgenze di tipo quotidiano e colloquiale.

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