I Commentarii De bello gallico

Riassunto di letteratura latina del De Bello Gallico: composizione e contenuto dell’opera.

Alle operazioni militari condotte in Gallia fra il 58 e il 52 a.C. Giulio Cesare dedica sette libri di diario di guerra, uno per ogni anno della campagna. Col termine commentarii si indicavano nei tempi più antichi i promemoria, i diari, gli appunti destinati il più delle volte ad uso personale e perciò non redatti per la pubblicazione: il titolo dell’opera cesariana vuole essere sottolineato per il taglio particolare che l’autore ha inteso conferire alla sua narrazione; un’opera informativa ed essenziale, lontana dagli abbellimenti usuali della prosa storica.

Cesare mira a raccontare i fatti nel modo più credibile, con l’atteggiamento di chi vorrebbe far scaturire la verità con naturalezza attraverso l’ordinata esposizione degli eventi. Egli sembra dar conto di tutto, fino nei particolari più minuti, espone con ricchezza di notazioni geografiche, si sofferma sulla descrizione della natura dei luoghi in cui si svolgono le operazioni, senza tuttavia indulgere al superfluo. Per apparire più distaccato ed obiettivo, ricorre all’uso della terza persona, quando parla di se stesso.

Il I libro, dopo una ricognizione di tipo geografico, tratta la campagna contro gli Elvezi. La guerra contro i Belgi, i Nervi e altre genti alleate è il tema del II libro. Nel III libro narra la sottomissione della maggior parte delle popolazioni del versante atlantico. Nel 55 a.C., l’anno a cui è dedicato il IV libro dei commentarii, Cesare respinge Usipeti e Tencteri, che, minacciavano di penetrare in Gallia; poco dopo organizza la prima spedizione in Britannia, ma le sue legioni, in seguito a violente tempeste ritornano con gravi perdite. La spedizione sortisce, buon esito nel 54 a.C. e di essa il condottiero fornisce il resoconto nel V libro. Nello stesso libro Cesare narra anche la ribellione dei Belgi e del re degli Euberoni, Ambiorige, il quale riesce a sconfiggere numerose coorti di Cesare. Questi tuttavia riesce a riprendere in mano la situazione, mentre il luogotenente Lebiano riporta un successo sui Treviri e sul loro capo Induziomaro. Nel Vi libro è narrato il tentativo di sollevazione della maggior parte delle popolazioni sottomesse, che Cesare, con abili azioni militari, riesce ad arginare.

Nel 52 a.C., oggetto del VII libro, Vercingetorige, capo degli Arverni, si mette alla testa di un grande movimento di ribellione in tutta la Gallia. Cesare da Ravenna procedendo rapidamente, raggiunge la Gallia, sgomina la rivolta e ad Alesia costringe Vercingetortige ad arrendersi.

Cesare narra in tono distaccato, senza mai cedere alle emozioni personali. Tuttavia la sua esposizione è caratterizzata da freddezza compilativa: anzi, non mancano pagine da cui traspare il suo atteggiamento umano e la sua posizione politica. La guerra e la conquista impongono dure leggi, come la spietatezza contro le popolazioni da sottomettere, ma d’altra parte richiedono condizioni essenziali, come il rapporto strettissimo che lega il comandante e i suoi soldati. A loro Cesare riconosce non pochi meriti, come l’obbedienza, la prontezza a eseguire gli ordini, la tenacia.

Gli excursus, come quello sui Galli e sui Germani, hanno un valore culturale, appagano il desiderio d’informazione, ma hanno anche un significato politico: evidenziare l’inopportunità per i Romani di impegnarsi nella conquista di territori improduttivi e ancora arretrati nella loro composizione etnica, tenendo conto del fatto che i lettori dei commentarii erano gli esponenti delle classi socialmente e intellettualmente più elevate.