Catullo e i poetae novi

Appunto di letteratura latina inerente Catullo e i poetae novi: carattere della poesia neoterica e le nuove forme espressive.

Catullo poco tempo il suo arrivo a Roma strinse amicizia con alcuni giovani poeti, e in particolare con Cinna e Calvo, che facevano a un gruppo d’avanguardia, quello dei poetae novi.

Ciceroni li chiama poetae novi, neoteroi e cantores Euphorionis, a voler sottolineare la stranezza, l’atipicità di questi poeti e delle loro teorie.

Nel programma e nel modo di vivere dei poetae novi non figuravano dichiarazioni di aperta rottura con la tradizione e con il proprio tempo, anche se è vero che i loro atteggiamenti non potevano trovare ampio spazio in una società che si dibatteva nell’estremo tentativo di salvare qualcosa della morente repubblica.

Con i poetae novi la poesia acquista una fisionomia nuova: essi avvertono il bisogno di scavare nel proprio intimo, di portare alla luce i complessi grovigli delle sensazioni e degli stati d’animo, e ciò fanno, nella consapevolezza del proprio esistere e della propria individualità umana e poetica.

I poetae novi sono anche legati da un’affinità elettiva, che li avvicina alle voci della poesia alessandrina, e in particolare a Callimaco, che prendono a modello per i loro componimenti leggeri, ma avvertono anche le suggestioni di Saffo e di altri greci. Tuttavia accanto a questa poesia, se ne colloca una, in cui predomina la componente erudita, colta, che ispira poemetti o epilli, carmi dotti, come furono alcuni di Catullo.

Se nuovi sono i contenuti e le occasioni, almeno in ambiente romano, della poesia neoterica, altrettanto nuove sono le forme espressive, i metri, la lingua: significativa al riguardo è la varietà dei metri e la novità della lingua, che non rifugge dall’uso del lessico quotidiano. Tutte queste novità, allontanavano i neoteroi dal solco della tradizione e dal mondo della poesia epica e dai moduli della poesia tragica.