L’epicureismo di Lucrezio

Breve riassunto di letteratura latina sull’epicureismo di Lucrezio.

Uno dei problemi nodali del De Rerum Natura è rappresentato dall’individuazione dei rapporti filosofici tra Lucrezio e il suo maestro. Si tratta cioè di stabilire se egli sia uno stretto osservante della dottrina del Giardino o se invece, insoddisfatto delle risposte che suggerisce all’uomo, se ne distacchi fino a negarla nelle sue affermazioni di fondo.

Si è giunti a fare di Lucrezio un semplice portavoce di Epicuro o ad affermare che tra il poeta latino e il filosofo greco c’è un abisso e che Lucrezio nella sua opera finisce con il negare radicalmente i postulati della filosofia epicurea.

Però non ci sono motivi sufficienti per negare a Lucrezio una fedeltà di fondo alla dottrina di Epicuro. Sarà bene ricordare che l’adesione all’epicureismo era caratterizzata da un profondo dommatismo nei confronti della dottrina enunciata dal maestro. Basti ricordare una celebre massima attribuita ad Epicuro: “Agisci sempre come se Epicuro ti vedesse”, che testimonia con grande chiarezza come per i discepoli il maestro avesse una funzione quasi divina.

Tuttavia, affermare la fedeltà di fondo nei confronti di Epicuro non significa affatto negare la presenza di echi e di suggestioni, che rimandano ad altri pensatori. E’ questo, ad esempio, il caso di Empedocle, il filosofo agrigentino di cui Lucrezio celebra la grandezza nel I libro, il quale dovette fornire a Lucrezio molte suggestioni, specialmente dal punto di vista artistico, in quanto egli aveva scritto un poema proprio sulla natura.

Dunque Lucrezio subì il fascino di Empedocle, che probabilmente gli consentì di prendere le distanze dal maestro più che sul piano filosofico, su quello artistico.