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Contenuto e Struttura del De Rerum Natura

Appunto di letteratura latina che descrive le principali caratteristiche del De Rerum Natura poema epico-didascalico di Lucrezio.

Il De Rerum Natura ci appare come un’opera complessivamente organica e strutturata in sei libri di esametri, dedicata ad un certo Memmio.


Le notizie assai limitate su questo personaggio, che a sentire Lucrezio dovette vantare un’origine nobiliare non ci consentono di dire se egli fosse un epicureo o meno. 
Il poema si può facilmente suddividere in tre parti, ognuna della quali constata di due libri.

Ogni gruppo di due libri, sviluppa un tema ben definito:


- i libri I-II trattano la teoria degli atomi


- i libri III-IV affrontano come argomento l’anima e le modalità con cui avviene la conoscenza


- i libri V-VI sviluppano la dottrina del mondo


Il libro I si apre con un lungo proemio che contiene l’inno a Venere, l’elogio di Epicuro, la condanna della religio, e cioè della religione che Lucrezio considera superstizione, l’esortazione a liberarsi dell’angoscia che la paura della morte produce nell’uomo e, infine, l’ammissione che è difficile esporre le oscure scoperte dei Greci in versi latini a causa della povertà della lingua.


Dopo l’inno a Venere, il proemio contiene l’elogio di Epicuro, l’uomo un tempo giaceva sotto il grave peso della religio e cioè della superstizione, quando un uomo greco, da solo osò opporsi liberando l’umanità dalla superstizione e dal timore degli dei.


Dopo il proemio Lucrezio si addentra nella dottrina epicurea, descrivendo la teoria atomica attraverso la dimostrazione che nil ex nilo, nil in nilium e cioè che nulla nasce dal nulla, e nulla si trasforma in nulla. La realtà dunque è eterna, le cose si formano senza alcun intervento divino ma mediante un processo di aggregazione e disgregazione degli atomi che costituiscono la materia.


Il III libro, dopo un elogio di Epicuro, affronta la teoria dell’anima. Lucrezio distingue tra animus o anima razionale e anima o anima vegetativa, entrambe di natura corporea, perché formata da atomi. Partendo dalla constatazione che l’anima è mortale, il poeta passa poi a rimuovere uno dei più grandi timori che rendono angosciosa la vita dell’uomo cioè la morte. Infatti l’anima è costituita da atomi che al sopraggiungere della morte si disgregano e vanno a formare altri corpi, questa non può e non deve essere temuta dagli uomini, perché dopo la morte non c’è sofferenza.


Il IV libro tratta la teoria della conoscenza, che per Lucrezio avviene su basi sensistiche e cioè dai corpi si distaccano le immagini, i simulacra rerum, come delle sottilissime membrane che, colpendo il nostro corpo, generano le sensazioni.


Il V libro si apre con un altro elogio del maestro e tratta delle origini del mondo, che a Lucrezio non appare prodotto da alcun disegno provvidenziale. Tutto è soggetto al tempo e quindi è destinato a disgregarsi. Gli dei esistono ma non si occupano degli uomini.


Il Vi libro, che contiene nella parte iniziale ancora un elogio di Epicuro, sviluppa il tema che tutto ciò che accade nella natura non è dettato da alcun intervento divino. Pertanto sia dei fenomeni naturali sia di quelli terrestri si da una spiegazione naturalistica e scientifica, che costituisce una specie di corollario alla teoria atomica e al principio che gli dei non intervengono nelle vicende umane e nei processi di aggregazione e disgregazione dei corpi. Anche le epidemie sono dovute per Lucrezio a motivi naturali e qui viene descritta la peste di Atene.


Con questo scenario di dolore e di morte che sembra in palesa contrasto con i principi della filosofia epicurea, tutta protesa a liberare l’uomo dalle angosce si chiude tragicamente il poema.

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