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Il Congresso di Vienna  e la Santa Allenza e i moti insurrezionali tra il 1820-1831

 

Le potenze vincitrici di Napoleone si riunirono a Congresso a Vienna (1814-1815), a cui parteciparono tutti i delegati degli Stati Europei, per risolvere tutte le questioni lasciate aperte dal crollo di Napoleone. I lavori del Congresso furono lunghi e difficili. Alla fine ci si accordò per un riordinamento dell’Europa in base a dei principi e cioè:


- il principio della legittimità secondo cui i territori lasciati liberi dai Francesi dovevano essere riconsegnati ai sovrani “legittimi”, cioè a coloro che già li avevano tenuti nel Settecento o ai loro eredi.


- il principio dell’equilibrio, secondo cui non vi doveva essere in Europa nessuna potenza dominante.

Grazie all’abilità del ministro Clemente di Metternich, l’Austria riuscì a dividere l’Italia in modo tale da averne l’effettivo controllo. Dal congresso di Vienna l’Italia fu così divisa:

  • Regno di Sardegna a Vittorio Emanuele I della casa dei Savoia;
  • Regno Lombardo-Veneto all’Imperatore d’Austria Francesco I;
  • Ducato di Parma e Piacenza a Maria Luisa d’Austria;
  • Ducato di Modena, Reggio e Mirandola a Francesco IV D’Austria-Este;
  • Ducati di Massa-Carrara e di Lucca a principi Estensi e Borboni;
  • Granducato di Toscana alla Casa di Austria-Lorena con Ferdinando III;
  • Stato Pontificio al Papa Pio VII;
  • Regno delle due Sicilie a Ferdinando I dei Borboni di Napoli.

Come si vede l’Austria dominava largamente la vita italiana.


Tale situazione fu in primo tempo accettata o subita dagli Italiani; stanchi di guerre e di sacrifici in favore di principi stranieri, essi non sostennero un tentativo fatto da Giocchino Murat, re di Napoli sotto Napoli, di liberare l’Italia dagli Austriaci. Il Murat giunse con le sue truppe sino al Po, ma poi fu sconfitto, fatto prigioniero ed infine fucilato.

 

La Santa Alleanza


 

Allo scopo di garantire la pace e la loro potenza da ogni mutamento violento e da ogni insurrezione, Austria, Prussia e Russia si unirono in un patto detto Santa Alleanza nel 1815. Essa servì alla potenza austriaca per arrestare ogni desiderio di rinnovamento e di indipendenza. I principi assoluti della Restaurazione infatti si consideravano delegati da Dio al governo d’Europa e credevano di aver diritto di intervenire in quegli Stati che volessero darsi governi ispirati ai principi rivoluzionari. Fu questo il principio d’interventolacui applicazione impedì per qualche decennio ogni mutamento nell’ordine stabilito dal Congresso di Vienna.



 

Le società segrete (la Carboneria) e i moti dal 1820 al 1831

 



Contro il sistema oppressivo dei governi assoluti sostenuti dalla Santa Alleanza, la parte più evoluta della popolazione iniziò a cospirare: inizialmente segretamente, costituendo società segrete, poi con aperte ribellioni e tentativi di mutare governo in senso più liberale. Il risultato di tali agitazioni fu limitato, perché contro di esse entrò puntualmente in funzione, la Santa Alleanza, e soprattutto l’Austria.


Di tutte le società segrete che lavoravano per instaurare un regime più liberale, la più importante in Italia fu la Carboneria.


Per sfuggire alla polizia, gli affiliati alla Carboneria usavano simboli strani, si riunivano in baracche, e si chiamavano cugini, avevano strani riti e giuramenti e cercavano soprattutto di infiltrarsi negli eserciti e nell’amministrazione dei vari Stati italiani, per poter poi, al momento opportuno, prendere il potere.


Purtroppo però i Carbonari avevano scarso seguito, così quando tentarono di ribellarsi ai governi, i loro tentativi fallirono per mancanza di coordinamento.


Una prima ondata di rivolte, suscitate dalla Carboneria e da altre società segrete partì dalla Spagna: nel 1820 una parte dell’esercito si ribellò al governo di Ferdinando VII e lo costrinse a dare una Costituzione cioè a limitare i suoi poteri. Nel Regno delle due Sicilie si ebbe un’analoga insurrezione nel 1820.


Inizialmente il successo dei Carbonari sembrò facile, ma poi le cose cambiarono.


Infatti l’Austria agì prontamente, invio a Lubiana ad un Congresso le varie Potenze, per stabilire le modalità dell’intervento a Napoli.


Un esercito austriaco mosse allora verso Napoli, sconfisse a Rieti i Napoletani, sconfisse il governo costituzionale e riportò il Re sul trono. La rivoluzione carbonara di Napoli era del tutto fallita ed i capi vennero arrestati o costretti alla fuga all’esterno. Nel frattempo era scoppiata un’altra rivolta liberale, in Piemonte, nel marzo 1821 contro il governo del Re di Sardegna Vittorio Emanuele I di Savoia.


Anche qui si ribellarono alcuni reparti dell’esercito, con a capo alcuni ufficiali iscritti alla società segreta dei Federati che aveva affiliati anche in Lombardia.

Appunto sull’aiuto dei Lombardi contavano i Piemontesi per ostacolare l’intervento austriaco.

I capi della rivolta e soprattutto Santorre di Santarosa erano anche in contatto col Principe Carlo Alberto, designato erede al trono. Il vecchio re, Vittorio Emanuele I abdicò in favore del fratello Carlo Felice che però era assente, e quindi la reggenza al trono toccò a Carlo Alberto che concesse la Costituzione.


Ma Carlo Felice, rifiutò di approvare tale gesto di Carlo Alberto e gli ordinò di abbandonare Torino e intanto sollecitava l’aiuto austriaco.


Le poche truppe dei ribelli furono facilmente sconfitte e già in aprile era ristabilito anche a Torino il governo assoluto.


Già prima dei moti del ’20 e del ’21 l’Austria aveva iniziato indagini e processi contro i Carbonari e le altre società segrete nel Lomabardo-Veneto. Dopo questi moti le persecuzioni si aggravarono e furono colpiti da gravi condanne i Carbonari Silvio Pellico, Pietro Maroncelli ed il conte Federico Confalonieri. Le condanne a morte non furono eseguite, ma i patrioti furono incarcerati nella fortezza di Spielberg, a Moravia per lungo tempo.

Della loro triste sorte, scrisse Pellico nel suo celebre libro Le mie prigioni.


Nonostante la repressione dei governi, il sorgere di nuove industrie, l’espansione dei commerci spingevano a un rinnovamento dei sistemi di governo. Poiché lo sviluppo industriale e commerciale era stato dal 1815 al 1830 più rapido in Francia, scoppiò nel 1830 una nuova rivoluzione. Il re Carlo X fu spodestato dal popolo di Parigi e sostituito con Luigi Filippo d’Orléans che diede una nuova Costituzione.


Nelle Romagne e in Emilia, i Carbonari con a capo Ciro Menotti pensarono fosse giunto il momento di rovesciare i governi locali. In un primo momento i sovrani dovettero fuggire di fronte all’insurrezione popolare che costituì governi provvisori, ma questi rimasero divisi, cosicchè presto l’esercito austriaco, ebbe ragione di tutte le resistenze. Altri esuli dovettero rifugiarsi all’estero, altri condannati nelle carceri, e Ciro Menotti arrestato, fu impiccato per ordine di Francesco IV.


Queste sporadiche insurrezioni ottennero un solo risultato positivo: quello di dimostrare agli italiani che dovevano essere più uniti e meglio organizzati se volevano aver ragione dei governi dispotici.

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