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La nascita dei comuni: popolo grasso e popolo minuto, arti e corporazioni



La città diventa la sede principale della vita economica e sociale


Dopo il Mille si verificò un aumento della popolazione e della produzione: si misero a coltura nuove terre, si costruirono nuove case, sorsero nuovi villaggi ai piedi dei castelli feudali, o nelle terre da poco dissodate.


A ridare nuova vita alle città non furono solo i contadini, ma anche mercanti, artigiani, medi e piccoli signori della campagna e tutti coloro che gravitavano intorno alla sede del vescovo. Nella città non vi era quella distinzione netta che esisteva nelle campagne tra signori da un lato e servi della gleba dall’altro. Fra i due gruppi in cui era divisa la società feudale assunse grande importanza il ceto dei mercanti e degli artigiani che erano riusciti ad arricchirsi con i commerci.


Questa nuova classe sociale era quella dei borghesi, così denominati perché tutti coloro che praticavano attività commerciali abitavano nei borghi, costruiti o nelle vicinanze del castello feudale o nei sobborghi delle città.


La borghesia cittadina nel vedere accrescere la sua ricchezza e i propri affari, non era più disposta ad obbedire al signore feudale: né al feudatario laico, né al vescovo-conte. I borghesi ostacolati nelle loro attività furono costretti a pagare dazi, diritti e tasse. Nel tentativo di difendere i loro interessi, alcuni gruppi di cittadini cercarono la solidarietà di altri e si unirono e si associarono a coloro che avevano gli stessi interessi da difendere e le stesse rivendicazioni da sostenere.


Le Associazioni in un primo momento ebbero un carattere privato e si reggevano su un giuramento che legava fra loro tutti i membri. Esse trattavano con i feudatari e con i vescovi allo scopo di ottenere privilegi di immunità sia da parte signori feudali, sia da imperatori e papi.


Nasce così il Comune, un’associazione di diritto che lega tutti coloro che vivono in una comunità cittadina e che ne assume i poteri e provvede ad amministrare la città. Esso non nasce fuori, ma dentro il sistema feudale. Con il sorgere del Comune, il potere cittadino dell’autorità vescovile o feudale passa, attraverso lotte e compromessi nelle mani di un ristretto gruppo di borghesi e di piccoli signori feudali giunti ad abitare in città.


Il Comune si sviluppò inizialmente nella pianura toscana ed in Toscana, nelle Fiandre, nella Francia meridionale, e nella Germania meridionale. Dove vi erano forti monarchie come in Inghilterra, nel regno normanno in Sicilia, il Comune riuscì a conquistare una sua autonomia.


A poco a poco i Comuni liberi estero il loro potere oltre la cerchia delle mura cittadine, sul contado circostante.


Il termine Comune non deve far pensare a qualcosa di simile ai Comuni dei giorni nostri. Il Comune medievale è un organismo politico-territoriale che abbraccia la città ed il contado circostante:


- si riunisce a parlamento nella piazza o nella Chiesa cattedrale per deliberare su problemi di interesse comune;


- elegge propri magistrati;


- ha proprie leggi fissati in Statuti comunali;


- modifica il proprio ordinamento a secondo delle circostanze.


I primi magistrati del Comune furono i consoli, scelti fra gli appartenenti alle famiglie nobili che risiedevano in città. Duravano all’incirca un anno e detenevano il potere esecutivo, avevano il diritto di dichiarare la guerra e di stipulare la pace, di concludere alleanze e trattati con gli altri Comuni.


Consoli e membri del Consiglio venivano eletti dal Parlamento o Arengo, cioè un’assemblea generale, a cui partecipavano tutti i nobili ed i borghesi.



Gli esclusi dal governo dalle città: il popolo minuto




Accanto al ceto dei nobili, esisteva il cosiddetto popolo grasso formato dalla ricca borghesia. Esisteva poi il popolo minuto, costituito da piccoli artigiani e da proprietari di modeste aziende.


Infine vi era la plebe, cioè operai, salariati e la massa dei contadini che viveva in mezzo a difficoltà. Non vi era dunque, uguaglianza di diritti fra tutti i cittadini nel Comune medievale.

In seguito, la ricca borghesia ed il popolo minuto contestarono il governo dei consoli e imposero la nomina di un podestà, un magistrato forestiero che restava in carica per circa un anno e che offriva garanzie maggiori di imparzialità nell’amministrazione della giustizia. È proprio durante il periodo podestarile che il popolo grasso riuscì a prendere il potere del Comune e a porre accanto al podestà il capitano del popolo per tutelare meglio i propri interessi.



Arti o Corporazioni

 

Una caratteristica del Comune furono le Arti o Corporazioni, associazioni che comprendevano tutti coloro che svolgevano la stessa attività. Nelle botteghe degli artigiani lavoravano i maestri, ma di solito anche collaboratori o soci. Maestri e soci avevano alle proprie dipendenze apprendisti che dovendo imparare il mestiere non percepivano paga.


Delle Arti facevano parte solo i datori di lavoro. I capi delle Arti venivano chiamati consoli e avevano il compito di far rispettare gli statuti delle Corporazioni a tutti gli associati.


Dalle Arti erano esclusi i lavoratori a giornata. Con il progresso economico, la cultura usciva dai chiostri medievali. La nuova società di mercanti, artigiani, notai, giudici ed imprenditori costruiva una nuova economia ed una nuova cultura.


Accanto alle cattedrali sorsero nuove scuole; la lingua usata dalle persone dotte era il latino ma accanto ad esse si affermarono le lingue volgari parlate dal popolo e che pian piano assursero a dignità letteraria. Proprio nel secolo XI in lingua volgare fu composta la Chanson de Roland in Francia, il Cantar del Cid in Spagna e i Nibelunghi in Germania. Con la rinascita delle città sorsero le prime università. Le prime università sorsero a Bologna, Salerno e Palermo e a lingua usata all’insegnamento era il latino.


In questo periodo nacquero i movimenti ereticali, che ebbero come rivendicazione la riaffermazione della povertà come principio base della vita cristiana, la ribellione contro i richhi e contro il lusso della Chiesa. Tale fu il movimento che faceva capo a Pietro Valdo che aveva ceduto tutti i suoi beni ai poveri e predicava la povertà e a Arnaldo da Brescia che negava alla Chiesa il diritto di possedere beni temporali e sosteneva che i sacramenti amministrati da preti indegni non erano validi. Infine vi fu il movimento dei càtari che si diffuse in Provenza. Ai movimenti ereticali la Chiesa rispose:


- con la repressione, organizzando una crociata contro gli Albigesi e


-con l’approvazione dei due Ordini religiosi, fondati da San Francesco e da San Domenico.


La crociata contro gli Albigesi nel 1209, fu decisa da papa Innocenzo III, e venne denominata così perché si trattò di una spedizione armata come quelle organizzate contro gli infedeli in Terra Santa.


L’eresia fu estirpata con l’aiuto del tribunale dell’inquisizione, un tribunale che aveva il compito di cercare e punire gli eretici con sistemi crudeli e comminando pene eccessive.

All’inizio del XIII secolo nacque l’ordine domenicano dei frati predicatori fondato da San Domenico e l’ordine francescano dei frati minori fondato da San Francesco d’Assisi che ponevano come esigenza fondamentale la povertà. A differenza degli altri Ordini religiosi operavano in perfetta obbedienza al papa.


Carità, umiltà e gioia furono le fonti ispiratrici di San Francesco che abbandonata la vita cavalleresca e aver rinunciato a tutti i suoi beni, si impegnò a rinnovare la missione di Gesù. Redasse una sua Regola, che fu approvata da papa Onorio III nel 1223.

Il movimento di San Francesco ebbe un’importanza fondamentale nella storia delle città e dell’Europa di quegli anni, dilaniate dalle lotte dei Comuni.

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