Misfatti di Verre - Versione latino Matrix lezioni di lingua latina 2
Misfatti di Verre
Versione latino tradotta dal Libro Matrix lezioni di lingua latina 2
Pagina 124 Numero B
Dixi, iudices, multa fuisse fere apud omnis Siculos: ego idem confirmo nunc ne unum quidem esse. Quid hoc est? quod hoc monstrum, quod prodigium in provinciam misimus? Qui simul atque in oppidum quodpiam venerat, immittebantur illi continuo Cibyratici canes, qui investigabant et perscrutabantur omnia. Si quod erat grande vas et maius opus inventum, laeti adferebant; si minus eius modi quidpiam venari potuerant, illa quidem certe pro lepusculis capiebantur, patellae, paterae, turibula. Hic quos putatis fletus mulierum, quas lamentationes fieri solitas esse in hisce rebus? quae forsitan vobis parvae esse videantur, sed magnum et acerbum dolorem commovent, mulierculis praesertim, cum eripiuntur e manibus ea quibus ad res divinas uti consuerunt, quae a suis acceperunt, quae in familia semper fuerunt.
Traduzione
Io dissi, o giudici, che c’erano molti oggetti quasi presso tutti i Siciliani: io stesso affermo che ora non ce n’è più neppure uno. Che cos’è questo? Che mostro questo, questo flagello che abbiamo mandato in provincia? Appena costui era arrivato n una città, venivano lasciati subito quei famosi cani di Cibria, i quali investigavano e scrutavano tutto. Se veniva trovato un grande vaso e un prodotto più grande, lo portavano felici; se avevano potuto scovare qualcosa di più piccolo sua misura di quello, pure quelle cose venivano prese come i leprotti piatti, coppe e turiboli. A questo punto, quali pensate fossero i pianti delle donne, quali i lamenti che erano solite levare in casi come questi? E queste cose potranno sembrarvi forse di scarsa importanza , ma producono un dolore grande e forte, soprattutto alle donnette, quando vengono strappati dalle mani gli oggetti che erano abituate ad usare per i riti del culto, quelli che avevano ricevuto dai padri e quelli che da sempre erano appartenuti alla famiglia.
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