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Disinteresse di Epaminonda per il denaro – Versione latino
Maiorum Lingua Vol C



Disinteresse di Epaminonda per il denaro
Versione di latino tradotta dal Libro Maiorum Lingua Vol C Pagina 103 Numero 214  
             


Temptata est Epaminondae abstinentia a diomedonte cyziceno. Namque is rogatu Artaxerxis regis Epaminondam pecunia corrumpendum susceperat. Hic magno cum pondere auri Thebas venit et Micythum adulescentulum quinque talentis ad suam perduxit voluntatem, quem tum Epaminondas plurimum diligebat. Micythus Epaminondam convenit et causam adventus Diomedontis ostendit. At ille Diomedonti coram Nihil inquit opus pecunia est. Nam si rex ea vult, quae Thebanis sunt utilia, gratis facere sum paratus; sin autem contraria, non habet auri atque argenti satis. Namque orbis terrarum divitias accipere nolo pro patriae caritate. Tu quod me incognitum temptasti tuique similem, existimasti, non miror tibique ignosco; sed egredere propere, ne alios corrumpas, cum me non potueris. Et tu, Micythe, argentum huic redde, aut, nisi id confestim facis, ego te tradam magistratui. Hunc Diomedon cum rogaret, ut tuto exiret suaque, quae attulerat, liceret efferre, Istud quidem, inquit ,faciam, neque tua causa, sed mea, ne, si tibi sit pecunia adempta, aliquis dicat id ad me ereptum pervenisse, quod delatum accipere noluissem. A quo cum quaesisset, quo se deduci vellet, et ille Athenas dixisset, praesidium dedit, ut tuto perveniret.


Traduzione

L' incorruttibilità di Epaminonda fu messa alla prova da Diomedonte di Cizio. Egli infatti su richiesta del re Artaserse si era preso il compito di corrompere Epaminonda col denaro. Venne a Tebe con una grande quantità di oro e con cinque talenti conquistò alla sua volontà il gioviane Micito che allora era molto amato da Epaminonda. Micito andò a trovare Epaminonda e gli rivelò il motivo della venuta di Diomedonte. Ma egli quando fu davanti a Diomedonte: Disse non c'è affatto bisogno di denaro. Infatti se il re vuole cose utili per i Tebani, sono pronto a farle senza compenso; se invece cose dannose, non gli basta tutto l'oro e l'argento che ha. Non voglio ricevere le ricchezze di tutto il mondo in cambio dell'amore di patria. Che tu, non conoscendomi, mi abbia tentato e mi abbia ritenuto simile a te, non mi sorprendo e te ne scuso; ma esci subito, perché non corrompa altri, non avendo potuto corrompere me. E tu, o Micito, ridai a costui l'argento, altrimenti, se non lo fai subito, io ti consegnerò al magistrato. E Diomedonte supplicandolo di potersene andare con sicurezza e che gli fosse concesso di portare via quello che aveva portato con sé: Codesto certo che lo farò, disse, e non per te ma per me, perché, nel caso ti venga rubato il denaro, non si dica che sia giunto a me strappato con violenza quello che offertomi non avevo voluto accettare. Gli chiese dove volesse essere accompagnato e avendo quello detto Atene, gli diede una scorta, perché vi arrivasse senza rischi.
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