Solo chi ha fame e ha sete mangia e beve con gusto
Versione di latino tradotta dal Libro Littrera Litterae Vol 2C Pagina 335 Numero 6
Darius in fuga cum aquam turbidam et cadaveribus inquinatam bibisset, negavit umquam se bibisse iucundius: numquam videlicet sitiens biberat. Nec esuriens Ptolomaeus manducaverat; cui peragranti Aegyptum cum pastores in casa cibarium panem dedissent, dixit illum panem sibi iucundiorem esse quam omnes suaves cibos. Socrates usque ad vesperum contentius ambulabat et, cum quidam ex eo causam quaesivissent, dicunt eum sic respondisse: “ Quo melius cenem: nam ambulatione credo me famem obsonare “. Cum in philitiis tyrannus cenavisset Dionysius, negavit se ius illud nigrum, quod cenae caput erat, gustavisse. Tum is, qui illa coxerat, dixit: “ Minime mirum; condimenta enim defuerunt “. “ Quae tandem sunt? “, Dionysius quaesivit. “ Labor in venatu, sudor, cursus, fames, sitis; his enim rebus Lacedaemonii epulas condiunt “ .
Traduzione
Dario, in fuga, avendo bevuto acqua infetta e inquinata con i cadaveri, dichiarò che non aveva mai bevuto con maggior piacere: mai evidentemente aveva bevuto assetato. Né Tolomeo aveva mangiato affamato; dopo che dei pastori in una casa gli diedero del pane mentre viaggiava per l'Egitto, disse che quel pane era per lui più piacevole di tutti i cibi più dolci. Si racconta che Socrate camminando fino a sera piuttosto a secchetto e, quando alcuni gli chiesero il perché, dicono che egli rispose: “ affinché possa cenare meglio, infatti passeggiando credo di procurarmi l'appetito “. Dopo aver cenato nelle filizie, il tiranno Dioniso disse che non gli era piaciuto per niente quel brodo nero, che costituiva il piatto principale del pranzo. Allora, colui che l’aveva cucinato, disse: “ Non è per nulla strano; infatti mancavano i condimenti ”. “E quali sarebbero dunque”?, chiese Dioniso. “ La fatica della caccia, il sudore, la corsa, la fame, la sete; con queste cose infatti gli Spartani insaporiscono il banchetto “.