L'empietà di un tiranno - Versione latino Lingua Magistra I
L'empietà di un tiranno
Versione di latino tradotta di Valerio Massimo del Libro Lingua Magistra I Pag 434 N° 166
Dionysius syracusanusn sacrilegiis suis iocosa dicta adiungere solebat:cum enim fanum Proserpinae Locris aggressus
Traduzione
Il Siracusano Dionisio era solito aggiungere ai suoi sacrilegi commenti scherzosi:infatti dopo avere assalito e depredato il tempio di Proserpina a Locri e mentre navigava attraverso il mare con vento favorevole per tornare a Siracusa,non temeva l’ira degli dei,ma rideva e disse agli amici: “ Vedete,non è forse concessa una buona navigazione dagli dei immortali per dei furti sacrileghi?”.Sottrasse anche una tunica d’oro di grande valore,con la quale il tiranno Gelone lo aveva abbellito con i proventi del bottino Cartaginese,e gli gettò sopra un mantello di lana dicendo che in estate una tunica d’oro è pesante e in inverno fredda,una di lana, invece,era più adatta ad ogni periodo dell’anno.Dionisio ordinò che ad Epidauro fosse tolta la barba d’oro,poichè – così diceva – non conviene che l’imberbe padre Apollo veda il figlio con la barba.Spesso,entrato nei templi,rubò piatti d’oro e d’argento,e portava via anche le statue d’oro della Vittoria e coppe e corone,le quali erano sostenute dalle mani tese delle statue,e diceva io le accetto non le rubo,poichè è sciocco non prendere da coloro dai quali chiediamo favori,quei doni che ci porgono per procurarcele ”.
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