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Il coraggio di Muzio Scevola - Il Tantucci Plus Laboratorio 1 Pagina 224 Numero 1


Versione latino tradotta

 


Traduzione


Roma veniva asserragliata da Porsenna, re degli Etruschi, e oramai era quasi assoggettata. A quel punto il giovane C. Muzio valuta il popolo Romano non degno della schiavitù poiché, non è mai stato sconfitto in guerra, e neppure è mai stato bloccato da alcun nemico. Dunque Muzio stabilisce di introdursi nell’accampamento dei nemici. Così nuotò oltre il Tevere e arrivò all’accampamento dei nemici. Senza essere identificato, si arrestò nella folla gremita presso la tribuna del re. Lì con il re, scorse uno scrivano: infatti veniva data la retribuzione ai soldati. Muzio però, non riconobbe il re dallo scrivano: così incautamente, al posto del re assassinò lo scrivano. L’uomo romano fu subito legato con delle catene e venne messo davanti alla tribuna del re. A quel punto Muzio, a voce prominente proferì parole piene di audacia: sono un cittadino romano. Ho provato un’azione degna di un uomo romano, ma ho errato. Successivamente con grande coraggio pose la mano destra in un focolare. Il re rimase molto colpito dalle parole e dalle azioni di Muzio, e affermò: adesso per legge di guerra, io ti lascio libero e incolume alla tua città. Al valoroso giovane successivamente, venne dato il nomignolo di Scevola per la perdita della mano destra.

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