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De Senectute, Paragrafo 24

De Senectute, Paragrafo 24




Age, ut ista divina studia omittamus, possum nominare ex agro Sabino rusticos  Romanos, vicinos et familiares meos, quibus absentibus numquam fere ulla in agro maiora opera fiunt, non serendis, non  percipiendis, non condendis fructibus. Quamquam in aliis minus hoc mirum est; nemo enim est tam senex qui se annum non putet  posse vivere: sed idem in eis elaborant quae sciunt nihil ad se omnino pertinere.‘Serit arbores, quae alteri saeclo  prosint.’Ut ait Statius noster in Synephebis.



TRADUZIONE



Orbene, per tralasciare questi studi divini, potrei menzionare i contadini romani della Sabina, miei vicini e amici, senza i quali non si eseguono mai lavori agricoli di una certa importanza, non si semina, non si raccolgono i frutti e non si ripongono. Ma, nel loro caso, c'è meno da stupirsi: nessuno, infatti, è così vecchio da non pensare di poter vivere almeno un altr'anno; eppure si danno un gran da fare anche in lavori che - lo sanno bene - non presentano per loro nessuna utilità: «Pianta alberi che daranno frutti alla generazione successiva.» come dice il nostro Stazio nei Sinefebi.

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