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De Amicitia, Paragrafo 101

De Amicitia, Paragrafo 101



Hac nos adulescentes benevolentia senes  illos, L. Paulum, M. Catonem, C. Galum, P. Nasicam, Ti. Gracchum, Scipionis nostri socerum, dileximus, haec etiam magis elucet  inter aequales, ut inter me et Scipionem, L. Furium, P. Rupilium, Sp. Mummium. Vicissim autem senes in adulescentium caritate  acquiescimus, ut in vestra, ut in Q. Tuberonis; equidem etiam admodum adulescentis P. Rutili, A. Vergini familiaritate  delector. Quoniamque ita ratio comparata est vitae naturaeque nostrae, ut alia ex alia aetas oriatur, maxime quidem optandum  est, ut cum aequalibus possis, quibuscum tamquam e carceribus emissus sis, cum isdem ad calcem, ut dicitur, pervenire.



TRADUZIONE



È l'affetto con cui abbiamo amato, da giovani, i vecchi di allora, Lucio Paolo, Marco Catone, Caio Galo, Publio Nasica, Tiberio Gracco, suocero del nostro Scipione. È l'affetto che rifulge più vivo tra noi coetanei, come tra me e Scipione, Lucio Furio, Publio Rupilio e Spurio Mummio. E adesso, a nostra volta, ormai vecchi, troviamo sollievo nell'affetto per i giovani, come voi e come Quinto Tuberone. Dal canto mio, mi compiaccio molto anche dell'amicizia con i giovani Publio Rutilio e Aulo Verginio. E poiché la legge della vita e della natura vuole che a una generazione ne segua un'altra, dobbiamo augurarci sopra ogni cosa di poter arrivare, come si dice, al traguardo insieme ai coetanei con cui ci siamo mossi dalla linea di partenza.

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