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De Amicitia, Paragrafo 61

De Amicitia, Paragrafo 61



His  igitur finibus utendum arbitror, ut, cum emendati mores amicorum sint, tum sit inter eos omnium rerum, consiliorum, voluntatum  sine ulla exceptione communitas, ut, etiamsi qua fortuna acciderit ut minus iustae amicorum voluntates adiuvandae sint, in  quibus eorum aut caput agatur aut fama, declinandum de via sit, modo ne summa turpitudo sequatur; est enim quatenus amicitiae  dari venia possit. Nec vero neglegenda est fama nec mediocre telum ad res gerendas existimare oportet benevolentiam civium;  quam blanditiis et assentando colligere turpe est; virtus, quam sequitur caritas, minime repudianda est.



TRADUZIONE



Ecco, dunque, a mio giudizio, i limiti dell'amicizia: quando gli amici hanno un comportamenti irreprensibile, allora mettiamo in comune ogni azione, pensiero, proposito senza eccezione alcuna. Se poi il caso vuole che dobbiamo assecondare gli amici in propositi non del tutto giusti, in cui siano in gioco la loro vita e la loro reputazione, allora si deve fare uno strappo alla regola, purché non ne consegua un gravissimo disonore. Sino a un certo limite, infatti, possiamo usare indulgenza all'amicizia, senza però trascurare la nostra reputazione o sottovalutare il favore dell'opinione pubblica come se fosse una piccola arma nella vita politica, benché accattivarselo con la lusinga e la piaggeria sia una vergogna; quanto alla virtù, da cui sorge l'affetto, non dobbiamo mai rinnegarla.

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