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De Amicitia, Paragrafo 35

De Amicitia, Paragrafo 35



Magna etiam discidia et plerumque iusta nasci, cum  aliquid ab amicis quod rectum non esset postularetur, ut aut libidinis ministri aut adiutores essent ad iniuriam; quod qui  recusarent, quamvis honeste id facerent, ius tamen amicitiae deserere arguerentur ab iis quibus obsequi nollent. Illos autem  qui quidvis ab amico auderent postulare, postulatione ipsa profiteri omnia se amici causa esse facturos. Eorum querella  inveterata non modo familiaritates exstingui solere sed odia etiam gigni sempiterna. Haec ita multa quasi fata impendere  amicitiis ut omnia subterfugere non modo sapientiae sed etiam felicitatis diceret sibi videri.



TRADUZIONE


Gravi disaccordi, e per lo più legittimi, nascono anche quando si chiede all'amico un favore immorale come, ad esempio, farsi strumento di piacere o complice in una violenza. Chi si rifiuta agisce con onore, ma dalla persona che non vuole compiacere è accusato di tradire il codice dell'amicizia. Invece chi osa chiedere all'amico qualsiasi favore, con la sua stessa richiesta ammette di esser pronto a tutto per l'altro. Di solito le sue recriminazioni non solo distruggono antiche amicizie, ma suscitano anche odi eterni. Ecco le tante, per così dire, fatalità che incombono sull'amicizia: secondo Scipione per evitarle tutte non basta la saggezza, occorre anche la fortuna.

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